Photo courtesy of L’Officiel Hommes Spain

Prima di parlare di una delle relazioni forse più discusse e controverse della mitologia greca occorre parlare della figura di Achille. Quest’ultimo a scuola viene sempre dipinto come l’eroe principale dell’Iliade, cosa che che essenzialmente è, ma non era esattamente quello che definiremmo uno stinco di santo. Per essere più chiara vi dirò che se Achille avesse vissuto nel 2020 sarebbe uno di quei fitness influencer con tantissimi followers, super pieni di sè, irascibili, nessuno potrebbe mai dargli contro altrimenti si incazzerebbe incommensurabilmente, tutto fissato a farsi i selfie, a ricordare al mondo quanto è bono, quanto è bravo, quanto cazzo è un dio a fare la guerra. Non stupisce quindi pensare che non fosse esattamente la persona più apprezzata dell’antica Grecia, nè tanto meno fosse facile stargli accanto. Potremmo dire al contrario che spesso Achille sembra essere insensibilissimo e poco empatico nei confronti chiunque lo circondi, ci sono solo due persone con le quali lui si mostra vulnerabile e sembra aprirsi: Briseide e Patroclo. Ma tra i due non c’è assolutamente paragone su a chi Achille sia legato incondizionatamente e quel qualcuno è di certo Patroclo.

Nasce da qui un rapporto controverso, tanto chiacchierato tra i letterati e di cui non abbiamo ancora oggi risposta certa, quello che è certo invece è che Achille si rivolge a Patroclo in modo sempre gentile, preoccupato, premuroso, estremante protettitvo, ovvero il completo opposto di come si pone con gli altri: sfacciato, noncurante, arrogante, insensibile e distaccato. Questo punto per esempio già per molti ha poca valenza, perché alcuni sostengono che il modo di porsi di Achille a Patroclo era così riguardato perché lo sentiva vicino come un fratello e si sentiva in dovere di insegnargli tutto ciò che sapeva.

Photo courtesy of Elena KoyCheva

Ma se è vero che in nessun punto dell’Iliade la relazione tra Patroclo e Achille viene descritta come quella tra due amanti, diciamo che Omero non fa nemmeno nulla per non farcelo credere, infatti Eva Cantarella fa una splendida riflessione:

«Omero descrive amicizie maschili di intensità affettiva così forte da far inevitabilmente pensare a legami ben diversi da una semplice solidarietà fra compagni d’arme: e l’amicizia che a questo punto è quasi di prammatica citare è quella fra Achille e Patroclo. Un rapporto così forte da far sì che Achille, dopo la morte di Patroclo, dichiari di avere un solo scopo di vita: dopo aver vendicato l’amico, giacere con lui nella stessa fossa, per sempre, unito a lui nella morte come gli era stato in vita. Un rapporto assai diverso da quello che Achille aveva avuto con Briseide, la schiava concubina che Agamennone gli aveva sottratto quando era stato privato della schiava Criseide. Le schiave erano compagne intercambiabili: come dimostra, appunto, il gesto di Agamennone che si consola immediatamente sostituendola con un’altra, della perdita di Criseide. Il legame tra Achille e Patroclo, invece, era insostituibile: ed è non poco significativo, a questo proposito, il discorso di Teti, la madre dell’eroe, al figlio disperato ed inconsolabile: Achille, dice Teti, deve continuare a vivere e dimenticato Patroclo, deve prendere moglie “come giusto che sia”. Un rimprovero, forse? La prova che Teti riprovava l’amore omosessuale del figlio? A prima vista così potrebbe sembrare. Ma, a ben vedere, le cose stanno diversamente. Quello che risulta in realtà della parole di Teti, è che il legame con Patroclo era stata la ragione per la quale l’eroe non aveva ancora preso moglie: una conferma, dunque, del carattere amoroso del rapporto. Ma l’esortazione della madre al figlio a compiere finalmente il suo dovere sociale non è – ciononostante – una condanna assoluta della sua relazione con Patroclo. Essa sembra, piuttosto, un invito ad accettare quella che, per i greci, era una regola naturale: raggiunta una certa età, bisogna por fine alla fase omosessuale della vita e assumere il ruolo virile con una donna. E per Achille, ormai, questa età era giunta: se un rimprovero può essere colto, nelle parole di Teti, è quello di aver prolungato troppo – per eccessivo amore per Patroclo – la fase dell’amore omosessuale.»

Come cantano quindi quelli de Lo Stato Sociale, potremmo dire che il nostro buon Achille “magari non è gay ma è aperto”, o comunque sicuramente un personaggio dalla sessualità fluida che nel suo grande profondo però non ha forse mai più provato un legame così forte come quello che ha avuto con Patroclo.

Semmai voleste approfondire questa tematica vi consiglio di leggere il libro di Eva Cantarella, nel quale è contenuta la riflessione che qui ho riportato, dal nome: SECONDA NATURA.
Il mondo greco era molto più aperto alla sessualità di quanto non lo sia stata la nostra società negli ultimi anni, è quindi secondo me molto interessante approfondire l’argomento.

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