Pigmalione me lo immagino sempre come uno di quelli di Real Time che partecipano al programma “io e la mia ossessione”. Infatti costui era un bravissimo sculture, che lavorava duramente, tuttavia un bel giorno si dedicò alla creazione di una statua femminile in avorio e fu così minuzioso nello scolpirla nuda che una volta completata la sua opera ne rimase estasiato. Ma non si fermò lì, la statua gli sembrava così bella e perfetta che se ne innamorò e iniziò a farci tutto: ci pranzava, ci prendeva il tè insieme, la vestiva. Era praticamente diventato uno di quelli che si sposano le bambole gonfiabili. All’atto pratico ne divenne così ossessionato che iniziò a utilizzarla come ideale di bellezza e come metro di misura per tutte le donne in carne e ossa che incontrava, ma ovviamente nessuna di queste ultime era perfetta come la sua statua, avevano tutte dei difetti, invece quella statua, la sua statua non ne aveva. L’ossessione di Pigmalione si tramutò in vero amore, al punto che arrivò a dormire insieme alla statua nella speranza che prima o poi si sarebbe animata e lo avrebbe accarezzato.
Fu proprio per questo che durante la festività dedicate alla dea Afrodite che lo sculture si recò al tempio della dea e gli chiese la grazia di poter prendere in moglie l’unica donna che amava davvero: la sua statua. La dea mossa a pietà nel vedere l’amore profondo di Pigmalione, trasformò la statua in umana davanti ai suoi occhi. Il povero artista fu talmente impazzito di gioia per quella trasformazione che convolò subito a nozze con la sua amata. I due ebbero un matrimonio felice e una figlia di nome Pafo. La splendida statua invece, una volta diventata umana, prese il nome di Galatea.
Sebbene la storia possa sembrare immensamente romantica, in realtà parla di un uomo ossessionato, non disposto a cedere ad alcun compromesso, estremamente “controlling” nelle sue relazioni amorose, al punto di desiderare non una donna ma una statua, che lui stesso possa plasmare ed “educare” a suo piacimento e che sia sempre e solo come vuole lui. Per questo oggi il termine “pigmalione” indica qualcuno che assume il ruolo di maestro nei confronti di una persona rozza e incolta, si dice specialmente per le donne, perché ne plasma la personalità, sviluppandone le doti naturali e affinandone i modi a suo piacimento.
Questo mito, raccontatoci da Ovidio, viene largamente ripreso sia in letteratura (per esempio da Petrarca nel Canzoniere) che in in storia dell’arte, ma arriva tranquillamente fino ai giorni nostri anche negli ambiti più disparati, per esempio una splendida rivisitazione ne è stata fatta da Paolo Sorrentino per una pubblicità Campari: